Salute

Aids. E il Papa disse: “E’ genocidio”

E' stato lui a convincere il Vaticano alla clamorosa condanna delle multinazionali farmaceutiche. Padre Angelo d’Agostino, gesuita, in missione in Kenya.

di Carlotta Jesi

“Il Papa non mi ha censurato”. Azione genocida aveva scritto nel suo discorso inviato con largo anticipo in Vaticano, e di azione genocida il gesuita Angelo D?Agostino ha potuto accusare, durante il suo commento al discorso per la Quaresima del Pontefice tenuto il 29 gennaio alla Santa Sede,le aziende farmaceutiche che non abbassano il prezzo dei farmaci anti Aids. “Giovanni Paolo II sapeva cosa avrei detto. In fondo non è la prima volta che si schiera in favore dell?accesso ai farmaci nei Paesi poveri, right?”. Right, giusto, bisogna rispondere all?italo americano padre Angelo che ha vissuto troppo tempo in Africa, Asia e Stati Uniti per ricordarsi l?italiano. Ma tra dire che tutti hanno diritto alle cure e accusare di genocidio i big del farmaco, c?è una bella differenza. Giusto, padre Angelo?
“Non capisco”, risponde il 78enne missionario gesuita. E la barriera linguistica stavolta non c?entra. Per uno che vive in Africa da 23 anni, e che da 11 si prende cura dei suoi orfani per Aids in un piccolo centro di accoglienza di Nairobi chiamato Nyumbani (la casa), dire che i poveri hanno diritto ai farmaci e che le aziende farmaceutiche sono colpevoli di genocidio è esattamente la stessa cosa. Prova ne sia che la sua denuncia non è un?esclusiva vaticana: l?anno scorso, Angelo D?Agostino l?aveva fatta, in diretta e in prima serata, all?emittente americana Nbc. E perfino a Colin Powell: nel 2003, quando ha invitato a Washington il nuovo presidente del Kenya, Mwai Kibaki, il segretario di Stato americano ha chiesto di incontrare anche padre Angelo.
Tanto per chiarire il peso politico di questo gesuita che prima di prendere i voti ha fatto il chirurgo dell?aeronautica americana, durante il noviziato è diventato psichiatra e nel 1979 s?è offerto volontario per riaprire la scuola di Medicina di Shangai. Senza mai più lasciare i poveri del mondo: dopo la Cina, è andato in Thailandia ad aiutare i rifugiati indocinesi e da lì è stato trasferito in Africa come coordinatore del Jesuit Refugee Service in Sudan, Etiopia, Zaire e Tanzania. Paesi in cui ha cominciato a convivere con l?Aids.
Vita: Come le è venuto in mente di associare il termine genocidio all?azione delle aziende farmaceutiche?
Angelo D?Agostino: Ho paragonato il numero di vittime del genocidio del Ruanda, circa 1 milione, con quelle che l?Aids farà in Africa, 25 milioni. Vittime che le aziende farmaceutiche potrebbero salvare tagliando il prezzo dei farmaci anti Hiv grazie ai quali sopravvivono i sieropositivi dei Paesi ricchi. Se non è genocidio questo, cos?è?
Vita: Per giudicare i crimini di genocidio del Ruanda è stato istituito un tribunale speciale. Ma chi giudicherà le colpe delle aziende farmaceutiche?
D?Agostino: Il mondo. Ma attenzione, perché con le multinazionali dovremmo renderne conto anche noi. Tra cinquant?anni, proprio come oggi veniamo giudicati per non aver fermato i nazisti che uccidevano gli ebrei, verremo giudicati per non aver fermato il genocidio delle aziende farmaceutiche. Come giustificheremo il nostro silenzio noi cristiani?
Vita: Per questo ha deciso di portare la sua denuncia in Vaticano?
D?Agostino: È il Vaticano ad aver scelto me. Qualche mese fa, ho inviato al Pontificio Consiglio Cor Unum il mio progetto per realizzare un nuovo villaggio in cui accogliere i bambini di strada e sieropositivi di Nairobi. Credo fosse il più vicino al tema del messaggio della Quaresima di quest?anno: “Lasciate che i bambini vengano a me”. Per questo sono stato invitato a commentare il messaggio del Pontefice. Una parte dei proventi ricavati dalla vendita del francobollo che verrà emesso a maggio dalle Poste vaticane andrà alla costruzione del mio villaggio.
Vita: Ha avuto occasione di parlare con il Pontefice? E che farebbe per fermare l?Aids se fosse al suo posto?
D?Agostino: Non ho incontrato Giovanni Paolo II di persona. E mi chiedo: cosa può fare un Pontefice per fermare l?Aids oltre che chiedere alle aziende farmaceutiche di avere una coscienza sociale?
Vita: All?indomani del suo discorso in Vaticano, l?ex ambasciatore Sergio Romano ha scritto sul Corriere della Sera che “Giovanni Paolo II ci chiede di agire contro l?Aids ma continua a escludere i contraccettivi dal novero dei rimedi possibili”. Che ne pensa?
D?Agostino: Non intendo rispondere a questa domanda. Mi limito a una riflessione: in un Paese con un reddito pro capite di 2 dollari al giorno, chi avrebbe i soldi per comprarli? Curare i piccoli sieropositivi del mio villaggio costa dai 60 ai 100 dollari al mese. E, a parte una medicina che mi regala il governo brasiliano, per comprare gli altri antiretrovirali sono costretto a mendicare.
Vita: A fine agosto, l?Organizzazione mondiale del commercio ha dato il via libera all?accordo di Doha che consente l?esportazione di farmaci generici tra Paesi poveri. Non riesce ad acquistarli dal Brasile, dall?India o dalla Thailandia?
D?Agostino: No. Le aziende farmaceutiche, con mezzi più o meno illegali, continuano a impedirci di farlo.
Vita: Intende dire che dopo la decisione del Wto nulla è cambiato?
D?Agostino: Forse sulla carta. Ma nella realtà, in Kenya 400 persone al giorno continuano a morire di Aids. E in tutta l?Africa le vittime sono 10mila al giorno. Se le aziende farmaceutiche continuano ad abbassare il prezzo dei farmaci, e se l?Organizzazione mondiale del commercio assicura che possiamo importare le medicine generiche da altri Paesi poveri, com?è che a Nairobi gli antiretrovirali non possiamo ancora permetterceli? Le cure che tengono in vita i malati dei Paesi ricchi, da noi non arrivano. E questo è genocidio, perché il mondo avrebbe tutti gli strumenti per convincere le aziende farmaceutiche a mantenere le promesse.
Vita: Quali strumenti?
D?Agostino: Il boicottaggio, per esempio. Con la Nestlé ha funzionato.
Vita: Quante responsabilità hanno, secondo lei, i governi dei Paesi poveri nel rallentare l?accesso ai farmaci per i loro abitanti?
D?Agostino: I politici che fino a poco tempo fa governavano il Kenya, moltissime. Guadagnavano e lucravano sui farmaci. Ora le cose sono molto cambiate. Kibaki ha deciso di investire sulla lotta all?Aids e l?incidenza delle morti di Aids è diminuita: da oltre mille a 400 al giorno.
Vita: Crede che il Kenya sarebbe in grado di produrre farmaci generici contro l?Aids come stanno già facendo il Brasile, la Cina e la Thailandia?
D?Agostino: Ho sentito dire che un governo straniero ci avrebbe donato fondi e competenze per mettere in piedi una produzione locale. Ma stiamo ancora aspettando.
Vita: Quale governo?
D?Agostino: Europeo, credo. Ripeto: è solo una voce che ho sentito in ambienti vicini al governo.
Vita: Anche lei deve essere vicino al governo. Colin Powell l?ha invitata a Washington insieme a Kibabi, avete parlato di Aids e, dopo qualche mese, il presidente Bush ha annunciato lo stanziamento di 15 miliardi di dollari in 5 anni per combattere l?Aids. C?entra qualcosa il suo incontro con la colomba Powell?
D?Agostino: Non saprei, ma credo che il nostro villaggio per orfani sieropositivi abbia buone possibilità di aggiudicarsi una parte dei fondi.

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